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Non so esattamente cosa aspetto

una risposta, un'idea, una domanda

forse è arrivata forse no

una volta la chiamavano Musa.

 

Anch'io avevo una musa, ma non mi ascoltava

le parlavo, ma non mi ascoltava,

così cominciai a scrivere, come un pazzo;

uno così fuori di testa non lo avevo mai visto

dicevo ogni volta alzando lo sguardo allo specchio.

 

Chissà che fine abbia fatto la mia ispiratrice,

ora che mi ha fatto disperare del suo essere 

non posso fare a meno di parlare di lei.

Chissà che fai, magari disperi altri.

Lei viveva e mi influenzava, non capivo,

non capisco come, ma provavo emozioni sbagliate.

 

Quante pagine sprecai lo sa dire solo lei,

quante penne consumai sotto quella lampada

imprimendo con forza sul foglio bianco

in cerca di sfogo una matita,

gomma sempre a lato,pronta alla prima parola di troppo.

Molte cose che ti volevo dire sono nascoste

sotto altri scarabocchi ripassati poi in bella.

 

Magari non sono ritmico, erudito, 

ma non devo piacere, io scrivo perchè la mia Musa non sente

faccio ordine nelle mie emozioni e le trasferisco a lei,

perchè se mi rende felice voglio condividere questa bellezza,

se mi rende triste lo deve comprendere.

 Ivan Pozzoni - 05/01/2018 16:32:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Questo testo colpisce molto…

 Alessandro Lanucara - 15/01/2017 16:13:00 [ leggi altri commenti di Alessandro Lanucara » ]

Ci siamo passati un po’ tutti, caro collega, e tu lo hai raccontato con energia e autenticità. Continua a raccontare, ti farà bene!

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